sabato 9 gennaio 2010

the eternal sunshine of the spotless mind


Non sono abituata ad essere confusa.
Bene o male, ho sempre un quadro nitido delle situazioni in cui mi ritrovo (questa mania di autocompiangersi servendosi di fantomatiche teorie secondo le quali le cose capitano non passa mai di moda, tra l'altro.), so quasi sempre come agire, e so addirittura per quale motivo agisco in un determinato modo piuttosto che in un altro.
Mettendo da parte le circostanze (altrimenti dette "altre persone"), attuo quella serie di piani premeditati al fine di rendere la sottoscritta appagata, o quantomeno convinta-di-esserlo.
Questo solitamente comporta un tot di rischi (che troviamo anche alla voce "rimpianti&rimorsi"), e richiede soprattutto una discreta dose di determinazione e sfacciataggine, requisiti minimi per il compimento di un'azione che prevede -spesso- una presa di posizione vincolante.

Nonostante io sia sempre uscita indenne da scomode situazioni, e nonostante le mie decisioni in merito si siano sempre rivelate poi QuelleGiuste, ho sempre avuto quel sentore di "stai sbagliando", seppur remoto. E poi proprio non riesco ad amare il rischio. Il rischio di correre il rischio. °
l'acqua calda, direte voi.

Ma allora per quale ragione, immischiarcisi.

Solitudine. Illusione. Necessità di regalarsi un po' di surrogato emotivo. Vanità.
Io direi Ego.





Che poi di fronte alla confusione totale e a quella costante sensazione di errore, non riesco a far altro che sbagliare ancora. Amplificando il tutto.


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