Agosto dura almeno un mese

Me li ricordo tutti i miei compleanni, dal quattordicesimo in poi; dei precedenti ci saranno quelle foto con le pellicole trasparenti. Non capisco perché quel giorno nefasto mi ostino ad usarlo come spartiacque tra le mie estati spensierate e quelle non, o per meglio dire, lo so ma sarebbe bello archiviarlo.

Sta di fatto, adesso, che me li ricordo come se li avessi vissuti tutti di seguito una o due settimane fa; lunedì è un 24 agosto in cui mi faccio male, martedì mi fanno del bene, mercoledì voglio che sia un giorno come gli altri e quello dopo vorrei che fosse speciale.
Un giorno lo passo al telefono a parlare della stazione, e poche ore dopo mangio una pizza cinese dal cartone seduta sulla panchina anche se vorrei essere altrove.
Di venerdì mi impongo l'ubriacatura forzata con le mie amiche -fallendo penosamente-, di sabato festeggio lavorando, domenica sono con perfetti sconosciuti e lunedì faccio tutt'altro. Per ore.
Ogni anno, che io sia esattamente dove e con chi desidero, mi prende un senso di malessere per tutte le notti di agosto già finite, tutte con i mille dettagli che riesco a ricordare e tutte con un numerino ordinale a cui associare i ricordi stretti di cui sopra.
Con i messaggi di auguri che un anno ci sono e l'anno dopo no, e l'anno dopo ancora magari si ricorda, che a pensarci mi sento un po' persa. E dire che 22 anni sono abbastanza per imparare la strada.