sabato 24 luglio 2010

Sui tubi si scivola




Il sentimento in me più radicato fin dalla tenera età è quello dell'ingiustizia. Ammesso che sia un sentimento.

Credo in terza elementare, eravamo andati in gita con la classe al parco della preistoria.
O qualche altro parco che non ricordo. Avevamo visto un orso.

Tanti genitori si prendevano un giorno di ferie per accompagnare i figli in gita, e quell'anno era venuta anche mia mamma.
In un momento di pausa, tutte le mamme erano andate a comprare un gelato per i loro bambini alla gelateria del parco. I bambini gli correvano incontro.
Vidi mia madre, con un vassoio tra le mani e sopra tante coppette di gelato bianche e rosa. Le aveva prese per me e per le amiche con cui stavo sempre, e poi aveva comprato una coppetta più piccola per lei: un solo gusto, stracciatella.
Non dimenticherò mai la folla di bambini che correva sperando ci fosse del gelato per loro. Non dimenticherò mai il bullo della classe, quello che ora si è fatto strada nel mondo del calcio, arrivare per primo, acchiappare la coppetta piccola e iniziare a divorare la stracciatella. Senza dire una parola.
Ho la sua espressione bene impressa, il suo dente cariato.

Mia madre era rimasta col vassoio vuoto e sorrideva, io le diedi il mio gelato e lei lo diede alla sorellina piccola di una mia compagna. Limone e fragola, sono i gusti preferiti di mia mamma.
Nella mia mente di bambina la cosa più importante era che mia madre fosse rimasta senza gelato per cattiveria, egoismo ed ingratitudine degli altri. Poi capii nel tempo che erano solo bambini e che questi sentimenti probabilmente nemmeno li conoscevano.

Mi porterò dentro questa cosa credo per sempre, per il senso di ingiustizia che avevo provato. Per come quella cosa mi era sembrata sbagliata. Immagino sia stato il giorno in cui sono diventata sensibile ed ho imparato ad apprezzare i gesti delle persone, ma anche a condannarli. Capii inoltre che se fossi stata la bambina più veloce mi sarei guadagnata un gelato, ogni tanto.

Mi è capitato tante volte di ripensare alla scena di quell'imbecille che si appropriava del gelato come se gli spettasse per chissà quale ragione, e altrettante volte ho sperato che gli fosse venuta la tenia. Nel contempo, certe domeniche, avrei voluto comprare venti vaschette di gelato limone&fragola tutte per mia madre.
Da lei ho ereditato la capacità di far sentire delle emerite m***e le persone. Ma mi sono risparmiata la sua ingenuità. Da mio padre ho preso l'empatia, rifiutando di ereditare i suoi occhi grigi. Il senso di ingiustizia che vivo con così tanta apprensione non so da chi l'ho preso, forse da P. o forse l'ho acquisito nel tempo come vagonate di saggi sulla psicologia insegnano.
Due più due fa quattro e quindi non sono più la bambina che osserva in silenzio serbando rancore per decenni.
Io ti scoperchio il cranio e te lo verso dentro, il gelato. E non ti dico che fine fa il cucchiaino.

2 commenti:

  1. ma addirittura tre "da te non me lo sarei mai aspettato". Essanto cielo, che sarà mai.

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  2. ...stavo quasi per commuovermi e forse l'ho fatto.

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