lunedì 6 settembre 2010

Sempre uguale a mai



Ho odiato il lunedì soprattutto per le novità che portava con sè, visto che i cambiamenti come ho già detto non mi piacciono. Di solito.
Il cambiamento di oggi sono le scarpe nuove del ragazzo-Leggo, un paio di Onitsuka nere a strisce gialle, quelle di prima erano azzurre con qualche dettaglio rosso. La sobrietà non è per tutti. Ho pensato a quelle scarpe, e al fatto che magari ha lavorato un anno intero per potersele permettere. O magari sono già due anni che fa quel lavoro, ma io lo vedo soltanto da uno. Non riesco a liberarmi da questo pensiero, nessuno sa a quanto ammonta lo stipendio dei tizi che distribuiscono quotidiani per la strada?

In cardiologia al terzo piano, accanto al numero di ogni letto c'è disegnato un cuore. La vista da quelle camere è stupenda, si vede il Po circondato di verde e non fai nemmeno caso al traffico se credi che il traffico sia brutto. La collina dà un taglio netto al cielo torinese, e se non ti piace il cielo plumbeo allora hai sbagliato città.
Per un istante ho pensato che quel cuore accanto al numero 3 l'avesse disegnato lui, suo figlio. Appena siamo arrivati aveva il camice verde e l'avevo scambiato per un infermiere, invece stava dando da mangiare a sua madre. E le parlava. Lei era girata su un fianco, con gli occhi chiusi ed immobile. Encefalopatia metabolica, ma c'è chi è pieno di speranze.

S. dice che si stufa troppo in fretta delle cose, che è un eterno indeciso. Io non credo che sia così, altrimenti dovrei gettarmi dritto in fondo a un pozzo (cit.). Saremo insoddisfatti per tutta la vita, è una proprietà insita della nostra generazione.
Se c'è una cosa che ho imparato o che sto cercando di imparare è che spetta solamente a noi trovare un po' di luce in quello che facciamo ogni santo giorno, l'obiettivo è quello di non spararci mirando alle gonadi. Il nostro lavoro smetterà di stupirci, piacerci ed eccitarci, prima o dopo, se non l'ha già fatto. E' la dura legge di chi sceglie di non fare il paracadutista, o la Giovane Marmotta.

Oggi dopo aver tolto gli aghi, dopo averla salutata, la signora ha sorriso.
Voglio vedere quanti sorriderebbero dopo una cosa simile.
Mentre mi toglievo la casacca per uscire dalla stanza, il figlio mi ha sorriso anche lui e poi mi ha detto "Grazie", ed anche se ci metterò ancora qualche anno per imparare a dire "Prego" ad alta voce, mi sono ricordata perchè ho scelto di essere lì.

1 commento:

  1. niente capelli di Dente scusa. era importante che gli facessi convincere mia sorella ad ascoltare musica decente. però ha fatto una canzone bella che non sta su nessun album(http://www.youtube.com/watch?v=C-tUH-d2FwE)

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