lunedì 22 novembre 2010

tra il male e il malissimo


13/11



Qualcuno dice che dal momento in cui ci addormentiamo ci abbandoniamo a noi stessi, e se potessi scegliere allora credo che non dormirei affatto. Ma siccome le torture medievali non vanno più di moda, dormo.
E con il sonno tutti gli sforzi che ho fatto durante il giorno si dimostrano vani, specie nel sogno, dove l'inconscio con paure e pulsioni al seguito ha la meglio su di me.

L'incubo ricorrente si è avverato, smettendo di essere solo un incubo.

Vivere nel Dubbio probabilmente significa vivere un inferno, ma ho sempre preferito tormentarmi piuttosto che venire a conoscenza di qualcosa di scomodo. Dopotutto forse i dubbi prima o poi se ne vanno, e i problemi seppur irrisolti finiscono per essere dimenticati o almeno messi da parte.
Tutto questo è valido fino a che non inizi a sognarteli la notte.
Quando quello che riesci ad ignorare durante la giornata si ripresenta in modo così ossessivo nel sonno, ti ritrovi ad un punto in cui scindere l'incubo dalla paura reale diventa complesso.
Quello che sogni può essere talmente vicino alla realtà che tanto vale abbandonarsi ad esso, subirlo e basta. "Subire" significa violenza, e a me non è che faccia piacere autoinfliggermi.

Dev'essere per questo che alla fine ho deciso di ascoltare i miei sogni e raccontarli alla persona indirettamente interessata, sostituendo il punto di domanda con un punto.
Non ho ricevuto una risposta confortante, anzi, tra un attacco di extrasistole e l'altro ho avuto solo una conferma a ciò che temevo inconsciamente e non.

Con uno sforzo di volontà recidiamo la nostra conoscenza intuitiva e profonda della coscienza, e ciò determina uno stato di timore, di apprensione, che rende il colpo dieci volte più violento quando ci coglie.


Certi eventi puoi solo prenderli per buoni, e per ammetterlo mi ci sono voluti vent'anni. Mi è sempre parso molto più saggio andarmene quando qualcosa non mi andava bene, dacchè non avrei mai potuto accettarlo, serbando rancore nei secoli dei secoli.
Non mi è chiaro se potrò cambiare idea di punto in bianco, e nemmeno se smetterò di scappare, tuttavia credo che al mondo non esista niente di Facile e niente di Giusto, e niente per cui non valga la pena fermarsi e digerire ciò che ci fa Male, al posto di farci rincorrere da paure idiote, inutili, irrazionali e pure psicotiche.

Non so se farò ancora lo stesso incubo, non ho idea se sarà meglio o peggio di prima, però ieri ho fatto una scelta difficile e ci ho messo cuore e diaframma.
Anche se senza Ragione, lo ammetto, a quest'ora starei ancora dormendo.

Il sonno della ragione produce mostri.

5 commenti:

  1. I sonni dei mostri producono ragione. Fai addormentare questi mostri e passa tutto

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  2. Piuttosto che far addormentare i mostri, come suggerisce Pesa, proponendo una soluzione alquanto irrealizzabile, dal momento che i mostri creatisi dal sonno della ragione non possono essere allontanati senza la stessa ragione, devi lavorare sulla ragione per combattere i mostri: -da ciò che ho capito- nel tuo sonno domina quello che viene chiamato Es e che ti propone impulsi che, nella vita reale, quella non sognata, per intenderci, tu sopprimi per l'osservanza delle leggi morali ed etiche imposte dalla nostra attuale civiltà locale. É umano, dunque, affrontare con la ragione le paure o le perplessità, piuttosto che scappare dal dubbio e lasciare tutto all'indomabile mostro, frutto della ragione dormiente.

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  3. Scindere l'incubo dalla paura reale diventa complesso. Quello che sogni può essere talmente vicino alla realtà che tanto vale abbandonarsi ad esso, subirlo e basta. [...]
    Se ricordate, si possono fare nuove esperienze durante un sogno? Queste valgono quanto quelle vissute nella realtà? Allora un mio tradimento sognato -incontrollato- potrebbe dar sfogo ad una volontà invece repressa nella "realtà". Ma se sia la vita sognata che quella non sognata sono frutto di una acquisizione ed elaborazione del nostro cervello, possiamo noi effettivamente distinguere la realtà dall'altra? Non potremmo chiamarle entrambe realtà e viverle distintamente, l'una seguendo le norme e l'altra -pesonale e segreta- libera da ogni inibizione?

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  4. Potremmo fare un po' quello che ci pare, Anonimo, ma personalmente i sogni non mi gratificano al punto di considerarli una seconda realtà.

    A parte qualche significativa eccezione.

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  5. Condivido con te, cara Contessa, che i sogni non possano gratificare quanto un avvenimento comandato sia dalla volontà che dalla ragione. È sicuro che il sogno è un'estensione del non sogno; ma è anche vero che il sogno può influenzare la tua vita ad occhi aperti, se questo ti svela emozioni celate dalla ragione. È allora plausibile che i due siano correlati tra loro. Certo è che chiunque dia preferenza alla realtà da sveglio, poichè non c'è sogno se non c'è vita.

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